C’è una scena che si ripete spesso, sia per freelance e creator, sia per team marketing aziendali o agenzie partner: si apre Instagram, si scrolla un po’, ci si ricorda che “oggi andrebbe pubblicato qualcosa”, ma si chiude l’app e si rimanda.
Spoiler: non è mancanza di volontà. È che senza un piano, ogni contenuto diventa una missione impossibile.
Un buon piano editoriale non è una gabbia creativa. È un alleato operativo e strategico, tanto per i singoli professionisti quanto per le aziende – che gestiscano il canale in-house o con il supporto di un’agenzia.
Serve a chiarire cosa pubblicare, quando, perché e per chi. E così facendo riduce lo stress, ma soprattutto aumenta i risultati.
Questa guida nasce proprio da lì: dall’esperienza concreta con aziende e progetti diversi, per aiutarti a costruire un piano editoriale sostenibile, utile, e che rispecchi davvero chi sei e cosa vuoi ottenere.
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Prima ancora di pensare a cosa pubblicare, serve un check d’identità. Non è un esercizio filosofico, ma una base pratica.
Sei un’azienda B2C che vuole rafforzare il brand? Un’azienda B2B che usa Instagram come vetrina autorevole o come ponte verso altri touchpoint? Sei un imprenditore? Un progetto personale?
E soprattutto: chi pubblica i contenuti? Il team marketing interno? Un’agenzia esterna? Il fondatore stesso?
Poi arriva la domanda chiave: cosa vuoi ottenere da Instagram?
Una volta chiaro il “perché”, diventa più semplice anche capire a chi ti rivolgi. Parlare a tutti non funziona. Parlare a qualcuno, sì.
Instagram oggi è parte di un sistema più ampio, fatto di siti, newsletter, campagne ADV, CRM, eventi e venditori. È un touchpoint che può intercettare il cliente in momenti diversi del suo percorso: dalla scoperta all’interesse, fino alla fiducia. Non sempre porta a una conversione diretta – soprattutto se vendi servizi B2B complessi o componenti meccaniche in export – ma può accompagnare il processo d’acquisto.
Per chiarirti le idee, fatti queste domande:
Scriviti le risposte. Ti saranno utili ogni volta che ti chiederai “che cosa pubblico adesso?”.
Ogni piano editoriale funziona meglio se ha delle fondamenta solide, e qui entrano in gioco i pilastri editoriali: quei macro-temi ricorrenti che raccontano chi sei, cosa fai, e perché.
Che tu sia un'azienda B2C che vende prodotti o un brand B2B che vuole educare il mercato, i tuoi pilastri ti aiutano a dare coerenza e varietà al profilo.
Ecco qualche esempio concreto:
Definisci 3-4 pilastri che siano strategici ma anche sostenibili: devono rispecchiare il brand e poter essere alimentati nel tempo, anche con il supporto di più persone.
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Instagram è come un buffet ben fornito, offre una varietà infinita di formati. Ma usarli tutti, indistintamente, è come voler assaggiare ogni piatto e poi sentirsi male. Meglio scegliere cosa ti rappresenta di più e usare il resto con criterio.
I reel, ad esempio, sono ottimi per farsi scoprire da nuove persone, mentre i caroselli ti permettono di raccontare qualcosa con più calma e profondità. Le storie sono perfette per essere presenti ogni giorno e i post singoli possono rafforzare visivamente la tua identità. Non serve fare tutto. Serve farlo con intenzione.
Ogni formato ha una sua funzione:
Non devi fare tutto. Devi scegliere in base a ciò che serve al tuo obiettivo: Awareness? Autorità? Conversioni?
Un reel leggero pensato per raccontare alcune curiosità sul mondo dell’energia.
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Il calendario editoriale è come un’agenda per i contenuti: ti dice quando pubblicare cosa, ma lascia sempre spazio all’improvvisazione. Può essere un foglio Google condiviso con il team o anche un'agenda cartacea: non importa il mezzo, conta la chiarezza operativa.
Consigli pratici:
Un calendario solido aiuta anche a coordinarsi con altri canali (newsletter, blog, campagne paid): Instagram diventa così parte di un piano marketing integrato, non un’isola a sé stante.
Che tu stia scrivendo da solo o con il supporto di un copy, evita il gergo aziendale stretto. Su Instagram vincono i testi che sembrano conversazioni, non quelli che suonano come comunicati stampa.
Usa un tono coerente con il brand, coinvolgi, racconta, chiedi.
Sì, anche le call to action funzionano: non sono manipolazione, sono una guida.
E se fai ADV, considera che anche le caption sponsorizzate devono essere credibili: più persone che leggono, più possibilità che clicchino.
Qui sopra un esempio di linguaggio informativo ed emozionale per la prevenzione sanitaria.
Instagram è visivo, questo si sa. Serve coerenza visiva, non assoluta perfezione.
Qualche regola base:
Se lavori con un team o un’agenzia, crea un piccolo brand kit visivo da usare come riferimento.
Instagram, un po’ come tutti i social, non è un palco, è una piazza. Non basta pubblicare e sparire. Serve rispondere, interagire, riconoscere chi ti segue.
Un brand che parla ma non ascolta perde opportunità preziose di costruire fiducia e connessioni.
E se gestisci un profilo aziendale, considera che le relazioni digitali possono diventare contatti commerciali nel medio-lungo periodo. Ma devono partire da una conversazione vera.
Un piano editoriale funziona davvero quando si collega ai risultati.
Non servono report da 30 slide, ma una review mensile ti aiuta a capire se stai andando nella direzione giusta.
Fatti queste domande:
Analizza con mente aperta, non per inseguire le vanity metrics, ma per ottimizzare in ottica di business.
Instagram, ricordiamolo, è uno strumento. I risultati veri si misurano anche fuori dalla piattaforma.
Un piano editoriale per Instagram non è un vezzo da social media manager, ma un asset strategico.
Ti aiuta a risparmiare tempo, a comunicare in modo coerente e – soprattutto – a portare risultati tangibili, che tu sia un freelance, un’azienda o un’agenzia.
Costruirlo richiede metodo, ma anche flessibilità.
Testa, adatta, ascolta i dati, ascolta le persone.
E poi pubblica. Riprova. Migliora.