Più di 5 miliardi di persone nel mondo usano internet: questo significa che il 63% della popolazione mondiale è online.
Rendere un sito o un sistema accessibile è fondamentale per consentire a tutti gli utenti di poter accedere ai contenuti digitali, indipendentemente dalla presenza o meno di una disabilità.
Ad oggi, però, Internet non è accessibile a tutti.
Secondo il report 2022 di WebAIM, condotto su 1.000.000 di homepage dei principali siti web a livello mondiale, nel 96,8% delle homepage sono stati rilevati errori di accessibilità (secondo le linee guida internazionali), con una media di 50.8 errori per pagina. Questo significa che un utente con una disabilità che naviga questi siti (e stiamo parlando dei principali al mondo) incontrerà quasi sicuramente delle difficoltà perché il sito non è ottimizzato e completamente accessibile.
Considerando che nella sola Unione Europea le persone con una forma di disabilità sono circa 87 milioni e, a livello mondiale, rappresentano circa il 15% della popolazione, una parte consistente di utenti non riesce a fruire appieno dei contenuti e servizi offerti via web.
Per ovviare a questo problema, sono stati emessi degli obblighi di legge volti a rendere internet un luogo più accessibile.
Le normative Europee
La Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità e il relativo Protocollo Opzionale (ratificati in Italia nel 2009) sono tra i primi documenti a livello internazionale dove si parla dei diritti per le persone con disabilità anche nell’ambito della comunicazione e dell’informazione. La Convenzione, come si legge nella pubblicazione del governo Italiano, “è uno strumento condiviso dalla comunità internazionale che segna valori e obiettivi per ampliare il grado di inclusione sociale delle persone disabili”. Con la Convenzione vengono stabiliti gli obblighi giuridici vincolanti per gli Stati Parti, mentre il Protocollo opzionale definisce il sistema di controllo sul rispetto di tali obblighi.
Il secondo passaggio verso l’accessibilità dei sistemi è la WAD, la Web Accessibility Directive, o Direttiva 2016/2102 (attuata in Italia dal 2018), emanata con l’obiettivo di rendere più omogenee le normative dei vari Stati relativamente all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, per renderli “maggiormente accessibili agli utenti, in particolare alle persone con disabilità.” La WAD riguarda esclusivamente il settore pubblico e impone l’obbligo per le pubbliche amministrazioni (e affini) di rendere le proprie app e siti completamente accessibili e di pubblicare una dichiarazione di accessibilità.
Con l’emanazione dell’European Accessibility Act (EAA), o Direttiva 2019/882, invece, il focus dell’accessibilità è stato notevolmente ampliato, coinvolgendo un gran numero di soggetti, tra cui le imprese private. L’EAA, infatti, definendo i requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi, sposta l’attenzione dal soggetto erogatore al prodotto/servizio, comprendendo quindi molti operatori economici (rimangono ancora escluse le microimprese). L’EAA stabilisce che a partire da giugno 2025 non possono essere immessi nel mercato europeo prodotti che non siano accessibili. Entro giugno 2022 gli Stati membri dovevano recepire queste Direttive e stabilire anche le sanzioni in caso di non conformità.
Il panorama italiano
La legge 4/2004, "Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici", definita Legge Stanca, è stata emanata con l’obiettivo di rendere i sistemi informatici più accessibili a persone con disabilità, chiarendo sia i termini di accessibilità sia di tecnologie assistive e definendo anche i soggetti interessati dalle disposizioni.
Nell’Articolo 2 si legge:
«accessibilità»: la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari
«tecnologie assistive»: gli strumenti e le soluzioni tecniche, hardware e software, che permettono alla persona disabile, superando o riducendo le condizioni di svantaggio, di accedere alle informazioni e ai servizi erogati dai sistemi informatici.
La Legge 4/2004 era inizialmente rivolta al settore pubblico o di pubblico interesse (quindi oltre alle pubbliche amministrazioni anche ad aziende municipalizzate regionali o aziende private concessionarie di servizi pubblici).
A partire dal 2019, l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) ha definito delle Linee Guida sull'accessibilità degli strumenti informatici che stabiliscono come vengono attuati gli obblighi previsti dalla Legge Stanca per le pubbliche amministrazioni. Queste Linee guida definiscono:
- i requisiti tecnici per l’accessibilità degli strumenti informatici;
- le metodologie tecniche per verificare l’accessibilità degli strumenti;
- il modello della dichiarazione di accessibilità che ogni Pubblica Amministrazione è tenuta a compilare ogni anno;
- le metodologie di monitoraggio e di valutazione della conformità degli strumenti ai requisiti di accessibilità;
- i criteri che stabiliscono un onere sproporzionato, ovvero le situazioni in cui un soggetto può limitare l’accessibilità del sistema perché l’onere organizzativo o finanziario per rendere il sito/app completamente accessibile è eccessivo, oltre le capacità del soggetto
La Legge 4/2004 è stata emendata più volte (modifiche più recenti nel 2018, 2020 e 2021) aggiornandola anche in base alle normative europee. Sono state ampliate ad esempio le definizioni, inserendo oltre ad accessibilità e tecnologie assistive anche le applicazioni mobili, i siti web, le intranet ed extranet. È stata inserita anche una parte relativa ai quattro principi di accessibilità (che puoi approfondire in questo articolo del nostro blog). Sono stati ampliati poi i soggetti interessati dal provvedimento, includendo i soggetti che non appartengono al settore pubblico o di pubblico interesse (come già esplicitati nella legge originaria), ma che “offrono servizi al pubblico attraverso siti web o applicazioni mobili, con un fatturato medio, negli ultimi tre anni di attività, superiore a cinquecento milioni di euro”.
A partire da aprile 2022, AgID ha quindi adottato le nuove Linee guida che includono tra i soggetti interessati le grandi imprese private (i nuovi soggetti indicati dalla revisione della legge Stanca). Oltre alle Linee guida, ha adottato anche il Regolamento che disciplina come verranno svolte le verifiche e attuate le sanzioni sui servizi offerti al pubblico dai soggetti privati (sempre le grandi imprese).
Queste Linee guida si applicano ai siti web, alle applicazioni mobili, ai dispositivi hardware e software, alla postazione di lavoro dei dipendenti con disabilità, ai documenti non web e ai documenti e servizi a supporto. All’interno del documento sono indicati per ciascuna tipologia i requisiti tecnici richiesti per essere conformi.
Verso il 2025
Con il Decreto Legislativo 27 maggio 2022, n. 82, l’Italia ha attuato la direttiva (UE) 2019/882 (l’EAA) sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi. Il provvedimento è entrato in vigore il 16/07/2022. Il Decreto ha lo scopo di declinare quanto stabilito a livello europeo per il contesto italiano, specificando i requisiti di accessibilità per le diverse tipologie di prodotto, gli obblighi per i vari soggetti coinvolti (fabbricanti, distributori, importatori, fornitori di servizi, ecc.), i metodi di monitoraggio e vigilanza, le sanzioni e più in generale tutte le disposizioni necessarie per attuare il provvedimento.
Per tirare le fila
Il tema dell’accessibilità dei sistemi di comunicazione è in agenda a livello italiano ed europeo già da molto tempo, all’interno delle normative e delle dichiarazioni per la tutela dei diritti delle persone con disabilità. Il passaggio però all’applicazione concreta delle normative non è immediato e richiede prima la stesura di linee guida che definiscano in modo chiaro i criteri, i requisiti, le sanzioni e più in generale tutti gli aspetti per attuare gli obblighi previsti, e poi degli intervalli di tempo che consentano ai soggetti coinvolti di adeguarsi.
Anche se i tempi sono ancora lunghi (quasi tre anni prima dell'applicazione effettiva dell'EAA), soprattutto dal punto di vista degli utenti con una disabilità, possiamo riconoscere che sono stati fatti dei passi importanti verso l’inclusione, per rendere i sistemi informativi e digitali realmente utilizzabili da tutti.