L’ossessione americana “to grow your business” e “to scale your business” è così forte, intensa e pervasiva, che dall’Inbound 2017 di Boston non posso che portare a casa una valigia di spunti sul ruolo dell’Inbound Marketing per far crescere il business. Di seguito, una nota di viaggio con le idee più vive.
1. L'INBOUND È UNA FILOSOFIA
A Boston eravamo 20 mila marketers di oltre 100 paesi del mondo. Cinque anni fa c’erano “solo" 2 mila persone. Una crescita eccezionale, supportata da un’azienda, HubSpot, ma trainata dalla diffusione di un’idea, una mission: “be helpful”. Un concetto che di per sé non è nuovo, se non per l’avvento del web.
A questa filosofia HubSpot aderisce fino al più piccolo dettaglio (ho visitato la sede, potete crederci). I suoi fondatori Brian Halligan & Dharmesh Shah hanno creato un linguaggio che viene continuamente e ossessivamente diffuso: "inbound", "sales lions", "permission marketing" erano tra i termini più usati dai partecipanti e dai relatori in ogni occasione possibile, spesso anche fuori contesto, come “parole chiave” del movimento Inbound.
"IDENTIFICARE UNA MISSION E DIFFONDERLA"
Questo perchè identificare una mission è più importante di vendere prodotti o servizi. Se la mission traina, il resto segue.
2. L’INBOUND CREA UNA COMUNITÀ DI PROMOTORI
In quanto a filosofia e missione, l’Inbound ha i suoi teorici e i suoi profeti, oltre a una comunità che ha scelto di crederci. I fondatori dell’Inbound hanno speso quantità inimmaginabili di tempo, energie e risorse per creare una comunità che si riconoscesse in quel sistema.
Per creare una comunità bisogna investire nel creare segni attorno ai quali i membri si possano riconoscere. Questo è ciò che fanno i grandi marchi (Apple, Nike, etc.), ma che possono fare anche le piccole e medie aziende nei loro settori e nei loro territori di riferimento.
Questo step è necessario per trasformare il tema delle vendite: non che non serva più vendere, ma il venditore ha un ruolo diverso. Anziché proporre un prodotto, spiega un’idea e allinea il cliente su quell’idea. A quel punto il cliente è pronto per un acquisto.
"INVESTIRE NEL CREARE SEGNI RICONOSCIBILI PER LA COMUNITÀ DEI CLIENTI"
I clienti devono potersi ritrovare attorno alla missione aziendale e allinearsi, predisponendosi all’acquisto.
Qui sotto nel video una ripresa (molto live!) del Club Inbound, l'area dedicata alle feste all'evento INBOUND 2017. Fa effetto, anche senza le 20 mila persone dentro...
3. LA TECNOLOGIA EVOLVE, LA MISSIONE RESTA
Ciò che tutti i partner storici di HubSpot hanno ripetuto fino alla noia è che l’Inbound del 2017 oggi non è come quello del 2009, e cambierà ancora. Ad esempio, i sistemi di messaging stanno sostituendo il mailing. La SEO per keywords non è più una strategia vincente. La social ADV è essenziale… e così via.
Al Partner Day sono state annunciate diverse innovazioni che HubSpot rilascerà nei prossimi mesi: hubspot.com/new. Evoluzioni straordinarie da un punto di vista tecnico sviluppate attorno a un concetto base e portante: "be helpful".
In questo senso, quindi, il mercato va assecondato nei suoi desideri e nelle sue necessità contingenti, purché sia allineato sull’idea.
"MODIFICARE LE TECNICHE E LE TECNOLOGIE CON IL MERCATO, SENZA SNATURARE L'AZIENDA"
L’orientamento alla mission deve guidare qualsiasi evoluzione aziendale, ma tecniche e tecnologie devono essere sempre al passo con i desideri dei clienti, o anche anticiparli.
4. L’INBOUND SERVE A PRODURRE E PIANIFICARE
Quando Brian e Dharmesh hanno fatto il loro speech, si è capito che il loro successo non è basato sull’improvvisazione, ma su un piano ben preciso (e ben finanziato), che si trasforma e adatta di volta in volta secondo la visione strategica dell’azienda.
Questa spinta costante a crescere crea un circolo virtuoso: l’Inbound Marketing non ha bisogno di essere perfetto. E questo vale per chiunque applichi il metodo. Ma pianifica continuamente il proprio miglioramento. In questo senso le aziende italiane devono imparare molto. Il lavoro è circolare e porta al miglioramento del processo.
"PIANIFICA LA CRESCITA CONTINUAMENTE, FINCHÈ PRODUCI"
Il ruolo dell’imprenditore non è quello di fare personalmente il lavoro, ma di organizzare l’azienda, prendendosi cura di persone e processi, e pianificando in ogni momento la crescita che verrà.
RIFLESSIONI GENERALI...
Cos’altro possiamo dire dell’Inbound 2017?
È stata un’esperienza esplosiva, durante la quale ho capito almeno 3 cose:
1) Bisogna accettare di sbagliare, per crescere. La paura di sbagliare ci fa restare fermi e piccoli (quote: Michelle Obama)
2) Quando fai una cosa, piccola o grande, conviene farla al massimo delle tue capacità.
3) C’è tanto, tantissimo da imparare. Sempre. Ma allo stesso tempo non si può restare fermi e bisogna fare. E mettere insieme le due cose è essenziale.
…E ALTRE AMENITÀ
I puppets di Brian e Dharmesh, fondatori di HubSpot. Oh, quello in mezzo sono io!
Io e Valentina di Bizen con il Dharmesh in carne ed ossa
Amici partner HubSpot al Seaport Party
Ventimila persone che ballano al meeting sul marketing (solo in America!)
Harvard: vi ricordate Fringe e lo studio di Walter?
Lo spettacolo serale all'Inbound Rocks di Judd Apatow (negli USA è famoso, in Italia no, ma è stato l'autore e regista del film "40 anni vergine”).
Per chiudere, 3 immagini in fila su come HubSpot cura gli spazi lavorativi dei suoi dipendenti per farli stare bene:
- uno spazio riposo a tema “in the woods”
- il divanetto con il camino (finto)
- le nicchie per lavoro e relax nella zona pranzo.
Nelle prossime settimane scriverò ancora degli spunti che ho ricavato all'INBOUND 2017. Nel frattempo, se vuoi sapere qualcosa di più sul tema, puoi leggere questo articolo.