12 settembre, 2018

Comunicazione e obbligo dei vaccini

Luca Bassanello

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Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere” diceva Wittgenstein, e mi vorrei attenere a questo saggio consiglio. Tuttavia, in merito alla questione dei vaccini credo di poter esprimere un parere di tipo tecnico dal punto di vista della comunicazione istituzionale.

NON SIAMO PREPARATI PER LA SCIENZA

La Scienza è complessa e richiede preparazione, competenza, esperienza sul campo, mezzi e strumenti.

In Italia, meno di una persona su 6 in età da lavoro ha una laurea. Per una conferma statistica di questo dato, è possibile consultare questa simpatica tabella dinamica di Eurostat che tenta di rendere digeribile al grande pubblico i dati che ha raccolto: TABELLA ISTRUZIONE IN EUROPA.

Questa stessa tabella è un tentativo (la cui fruibilità e i cui dati di fruizione sarebbe interessante indagare) di semplificare una ricerca statistica di elevata complessità, svolta su campioni di popolazione che affrontano l’istruzione in contesti normativi ed educativi molto disomogenei. Per apprezzarne almeno un po' la complessità si può dare un’occhiata alla pagina dei Database relativi a queste ricerche: PAGINA DEI DATABASE PUBBLICI SULL’ISTRUZIONE IN EUROPA. Ammetto di non aver capito nulla.

Questa introduzione per dire alcune cose:

  1. la scienza NON è la realtà, ma un modello della realtà che cerca di descriverla nel modo più avanzato possibile in ogni epoca
  2. in media NON siamo affatto preparati per discutere di scienza. Tra i pochi laureati in Italia, peraltro, le lauree scientifiche non primeggiano
  3. la scienza NON è democratica, il punto di vista di un esperto NON equivale al punto di vista di chiunque altro. Le opinioni delle persone non esperte restano opinioni. Per affrontare in modo scientifico qualunque argomento, bisogna conoscerlo in profondità
  4. parlare di qualsiasi argomento scientifico senza essere preparati lo rende automaticamente NON scientifico

 

LA COMUNICAZIONE È SEMPLIFICAZIONE

D’altra parte, la comunicazione - termine con il quale intendo identificare in particolare la comunicazione tramite media (stampa, tv, radio, web, social media) - tende alla semplificazione poiché si nutre di obiettivi che non hanno niente di scientifico e molto di pragmatico. La comunicazione non aspira ad avvicinare l’audience alla "verità scientifica", per quanto approssimata, ma a modificare percezione, pensiero e/o comportamento dell’audience per ottenere i più vari vantaggi in termini economici, elettorali, sociali.

La comunicazione non è istruzione, non ha (e forse non ha mai avuto) una funzione morale, non trasferisce dati scientifici. La comunicazione semplifica e lo fa perché vuole ottenere qualcosa dalla propria audience.

 

DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

Il canale comunicativo tramite cui la scienza si avvicina all’audience generalista è la divulgazione scientifica: libri, riviste, programmi tv. Onore al merito a National Geographic, Nature, Science, ma anche ai vari programmi di Piero e Alberto Angela, etc. per aver dato all’uomo della strada la possibilità di approfondire tematiche che sarebbero altrimenti rimaste patrimonio delle sole comunità scientifiche di riferimento.

Tuttavia, nessuno di questi canali comunicativi è un canale di sapere scientifico.

Trattasi sempre di comunicazione, ovvero semplificazione. Il cui obiettivo è, nel migliore dei casi, quello di vendere copie delle riviste e spazi pubblicitari.

Per dire, non fai partire un razzo spaziale né costruisci un ponte leggendo Focus.

Il prossimo paragrafo parla di vaccini, promesso.

 

LE POSIZIONI SUI VACCINI

Ed eccoci all’odierno dibattito sui vaccini, polarizzato tra due macro posizioni:

  1. PRO VACCINI: i vaccini sono necessari. lo dicono le ricerche. La copertura vaccinale ha statisticamente diminuito i decessi per le malattie coperte da obbligo. Se pensate il contrario, andate a raccontarlo ai bambini immuno depressi che non possono andare a scuola in una classe di non vaccinati. L’obbligo di vaccinazione è necessario. VERSIONE ESTREMA: queste cose le devono discutere i medici e gli scienziati. Fate quello che vi si dice.
  2. NO VACCINI: i vaccini sono una bufala messa in piedi dai poteri forti e dalle case farmaceutiche, lo dicono le ricerche indipendenti. Se pensate il contrario, andate a raccontarlo a chi, in conseguenza alle vaccinazioni, ha avuto uno di quei problemi collaterali che gli stessi enti pro vaccini riconoscono essere possibili. L’obbligo è assurdo. VERSIONE ESTREMA: è tutto finto. Non fate quello che vi dicono, tentano di controllarvi. È evidente.

Cercando di non prendere alcuna posizione in merito, mi interessa invece far notare che in nessuno dei due casi stiamo parlando di scienza.

 

CAMERE DI RISONANZA E SCIENZA SUI SOCIAL MEDIA

Citare con sicumera statistiche a caso non rende le opinioni espresse dalle due parti più o meno scientifiche. Semplicemente, il problema non è di tipo scientifico. Pensare di trattare temi scientifici su Facebook o su altri social media, dirimendo la questione tra utenti, è ridicolo e deprimente. Oltre al fatto che i social - e il web più in generale - si organizzano per “camere di risonanza”, ovvero per dare ad ogni utente i risultati più vicini ai propri interessi, finendo per confermare le opinioni di ciascuno grazie ad altre opinioni espresse da persone che la pensano allo stesso modo.

No, questa non è scienza.

Quindi, se il problema non è di tipo scientifico, il vero tema è quello dell’obbligatorietà di una pratica medica, sulla cui efficacia e sui cui rischi quasi nessun cittadino ha gli strumenti per giudicare, e poche migliaia hanno gli strumenti per comprendere. E quindi, ridotto all’osso, il tema è:

  1. di fiducia e credibilità verso le istituzioni
  2. di valutazione di vantaggi e svantaggi personali di fronte all’obbligo: sono più i vantaggi (proteggo mio figlio/i bambini da una malattia pericolosa) o gli svantaggi (lo metto a rischio di effetti collaterali)?

Come dicevo, il tema non è scientifico.

 

STORYTELLING

La posizione NO VAX, che resta una posizione di minoranza rispetto alla popolazione generale, ha finito per avere una certa risonanza grazie a due motivi:

  1. Gli errori della comunicazione medica: se qualcuno ricorda la campagna sull’AIDS con l’alone viola, dovrebbe ricordare anche lo sforzo abbastanza coerente delle istituzioni sanitarie nel diffondere e spiegare il messaggio a vari target, ed in particolare ai giovani. Sui vaccini questo sforzo è mancato - forse per una situazione istituzionale più incerta e una copertura politica altalenante - o si è ridotto ad una forma poco empatica di comunicazione da parte degli enti preposti. Che i medici proclamino la necessità della copertura vaccinale e che neghino qualsiasi potenziale effetto collaterale dei vaccini è probabilmente un ottimo sistema per convincere i NO VAX della bontà della propria posizione. È come un’altalena: se il tuo obiettivo è fermarla, è indifferente il lato da cui spingi. Devi smettere di spingere.

  2. Lo storytelling: nel cuore delle persone non fanno breccia i numeri e le statistiche. Fanno breccia le storie. Nella comunità NO VAX circolano costantemente storie di parenti, figli, amici e conoscenti che hanno subito gravissimi danni di salute a causa dei vaccini. Non importa quale sia il grado di verità di queste storie, il fatto che circolino le rende vere, per chi vuole ascoltarle. Le rende vere per chi deve decidere sul vaccino/destino dei propri figli. La potenza di queste storie ha travolto qualsiasi presunta autorevolezza della categoria medica. Anche in questo caso, declassarle a bufale conferma il punto di vista altrui.

 

OBBLIGO E/O CONSULENZA

Prima dell’obbligo vaccinale sul morbillo, la Regione Lombardia ha avviato un progetto di dialogo diretto tra Pediatri di libera scelta e famiglie, recuperando il 10% della popolazione non vaccinata (qui c'è l'articolo).

Ad oggi, questa sembra essere l’unica strada che ha dato risultati evidenti, anche a sostegno dell’obbligo. Il dialogo: far sì che i genitori dei bambini possano parlare con qualcuno di cui si fidano ed esprimere i propri dubbi, trovando ascolto e consigli (il Pediatra che, pur essendo un medico vaccinatore, normalmente non viene percepito in questi termini).

I punti chiave del successo di questa strategia sono:

  1. Entrare in un canale comunicativo già attivo: i Pediatri sono il primo presidio comunicativo dell’ente pubblico nei confronti delle famiglie con minori in età prescolare.

  2. Utilizzare testimonial credibili: i Pediatri spesso sono un presidio credibile e familiare, dato che hanno già risolto numerosi problemi ai piccoli pazienti di cui si occupano. A differenza dei politici, dei Pediatri ci si potrebbe fidare, se fossero pronti al dialogo e non all'obbligo.

  3. Ascoltare anziché imporre: il problema dell’obbligo è che è un obbligo, e toglie ai genitori la possibilità di valutare le migliori azioni per i propri figli. Il metodo della Regione Lombardia è stato quello di ascoltare e dialogare, fornendo ai genitori informazioni e materiale con cui prendere decisioni in relativa autonomia.

  4. Arrivare ad una soluzione condivisa: condividere una soluzione, anziché imporne una, è un’ottima strategia per ottenere risultati statisticamente più significativi lì dove si parla di comunicazione, e non di scienza. Non si tratta di convincere le famiglie di una verità scientifica (presunta? inattaccabile? purtroppo non c'entra), si tratta di condividere con loro un percorso di educazione rispetto alla salute dei loro figli. È una cosa molto più vicina alla vendita di una buona assicurazione che a un trattato statistico.

 

CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE

Dal punto di vista istituzionale, credo che la scelta migliore potrebbe essere quella di prendere a modello la Lombardia e attivare una campagna informativa diretta a tutte le frange moderate, con l’obiettivo di portarle a parlare con i Pediatri.

Non vado oltre, anche se mi divertirei.

 

PERCHÉ VACCINI E COMUNICAZIONE

Perché ho parlato di questo tema in questo blog?

  1. Perché attorno a questo problema c’è moltissima incompetenza comunicativa, in particolare dal lato istituzionale. Se ne è fatto un gran polverone politico, sfruttandone il momento per finalità elettorali, ma da entrambe le parti non si è affrontato con interesse il tema educativo alla base del problema. Vi sono moltissime azioni che si potrebbero fare, su canali digitali e non, per poter intervenire in merito.

  2. Perché il metodo dell’Inbound Sales (identificare - entrare in relazione - esplorare - consigliare), applicato ai Pediatri, è perfettamente in linea con quella che mi sembra essere la miglior soluzione operativa possibile sul tema delle vaccinazioni, per entrambi i fronti della battaglia.

Per approfondire:

Cos’è il metodo dell’Inbound Sales

PERCORSO PER AZIENDE - CONTENT MARKETING